No al Premierato e all'Autonomia Differenziata!

La destra oggi al governo non ha capito (o finge di non capire) che una Democrazia si basa sulla completa separazione dei poteri, ognuno dei quali fa da contrappeso agli altri: legislativo (che emana le leggi), esecutivo (che amministra la cosa pubblica rispettandole), e giudiziario (che giudica se le leggi sono state rispettate). Quello che vuole è la supremazia di un unico potere di cui impadronirsi: l'esecutivo (perché gestisce il patrimonio della cosa pubblica) che domini il legislativo per farsi leggi su misura e possa imporre al giudiziario di cambiare le sue sentenze sgradite. Che sia, poi, un potere centrale o spezzettato in 20 staterelli regionali coordinati da uno stato quasi federale, poco le importa: l'importante è poter amministrare le risorse economiche locali e centrali per acquisire il consenso di un numero sufficiente di elettori.

FERMIAMO IL PREMIERATO!

La riforma costituzionale Meloni detta "premierato" si basa su due capisaldi:

  •  l'elezione diretta del capo del governo;
  •  una legge elettorale che garantisca "la maggioranza dei seggi in entrambe le Camere alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio", alla faccia delle sentenze della Corte Costituzionale ottenute da Felice Besostri contro "porcellum" e "italicum".

Contro la prima dobbiamo attendere l'approvazione definitiva della legge per raccogliere le firme per un referendum, ma contro la seconda possiamo agire già ADESSO!! Felice Besostri, prima di andarsene per sempre, ci ha lasciato quattro referendum per abrogare le parti incostituzionali della legge elettorale "rosatellum" oggi in vigore, che ricalca le precedenti.

Se i referendum di Besostri passeranno, il Comitato Promotore potrà impugnare le prossime leggi elettorali, se non rispettose dei referendum, direttamente alla Corte Costituzionale.

FIRMIAMOLI TUTTI! 

Sul sito "Referendum e iniziative popolari": https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/ , 

nell'elenco in fondo, i referendum di Besostri sono i primi quattro. 

Accedete con lo SPID o la CIE, firmateli, e fateli firmare. Grazie.


FERMIAMO L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

La Legge Calderoli per l'applicazione dell’autonomia differenziata  spaccherà l’Italia in tante piccole patrie, aumenterà i divari territoriali e peggiorerà le già insopportabili diseguaglianze sociali, a danno di tutti: non solo delle regioni del Sud, anche in quelle del Nord vi saranno riduzione di diritti e ostacoli all'economia. 


Sul sito "Referendum e iniziative popolari": https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/ , 

nell'elenco in fondo,  il referendum Contro l'Autonomia Differenziata è il quinto. 

Accedete con lo SPID o la CIE, firmatelo, e fatelo firmare. Grazie.


https://www.iovoglioscegliere.it/

https://referendumautonomiadifferenziata.com/







Comunicato stampa della Presidente del Comitato Promotore dei Referendum Besostri

 AGI0514 3 POL 0 R01 /

L.elettorale: Trenta (Corera), segnali su criticita' democratica = (AGI) - Roma, 17 mag. -

"La decisione della Corte Europea dei Diritti Umani di dichiarare ammissibile, peraltro con una rapidita' inusuale, il ricorso promosso contro la legge elettorale italiana, e' un ulteriore conferma della criticita' democratica del 'Rosatellum'.

Dopo gli innumerevoli ricorsi, istanze, petizioni, promosse dal compianto Felice Besostri, insieme ad altri giuristi, nessuna delle quali ha ottenuto neanche un cenno di risposta dalle istituzioni, il Comitato referendario per la rappresentanza (Corera) ha depositato in Cassazione le firme per quattro quesiti referendari per modificare l'attuale legge elettorale al fine di consentire, nei limiti dello strumento referendario, di promuovere la vera partecipazione dei cittadini, riconsegnando loro la possibilita' di scegliere i propri rappresentanti.

La Corte di Strasburgo recepisce un motivo di ricorso che e' esattamente uno dei quesiti oggetto di richiesta di referendum, vale a dire l'abrogazione del voto congiunto obbligatorio tra collegio uninominale e collegio plurinominale.

Tale condizione di voto lede gravemente la liberta' di scelta dell'elettore e rende il voto diseguale. Infatti, il candidato eletto nel collegio uninominale rappresenta un regalo dato alla lista o coalizione di liste che nel collegio plurinominale prende piu' voti. Ci auguriamo che la sicurezza espressa da Palazzo Chigi in queste ore sulla 'infondatezza' del ricorso verra' smentita dal suo iter".

Lo afferma Elisabetta Trenta, presidente del Corera, che ha depositato in Cassazione quattro quesiti referendari contro il Rosatellum. Il Comitato, che vede la presenza di Giorgio Benvenuto come presidente d'onore, oltre a Sergio Bagnasco, Raffaele Bonanni, Vincenzo Palumbo, da qualche giorno ha ricevuto l'adesione anche di Marco Cappato.

(AGI)com/Ser 171627 MAG 24

Liliana Segre: ricordo di Besostri e forte e netta bocciatura del disegno di legge Casellati sull'elezione diretta del PdC

Ecco cosa ha detto la Senatrice Segre nell'udienza di oggi, 14 maggio 2024:


Foto tratta da La Repubblica

Signor Presidente, Care Colleghe, Cari Colleghi, continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità del nostro Paese. E le drastiche bocciature che gli elettori espressero nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 lasciano supporre che il mio convincimento non sia poi così singolare.

Continuo anche a ritenere che occorrerebbe impegnarsi per attuare la Costituzione esistente. E innanzitutto per rispettarla. Confesso, ad esempio, che mi stupisce che gli eletti dal popolo – di ogni colore – non reagiscano al sistematico e inveterato abuso della potestà legislativa da parte dei Governi, in casi che non hanno nulla di straordinariamente necessario e urgente.

Ed a maggior ragione mi colpisce il fatto che oggi, di fronte alla palese mortificazione del potere legislativo, si proponga invece di riformare la Carta per rafforzare il già debordante potere esecutivo.

In ogni caso, se proprio si vuole riformare, occorre farlo con estrema attenzione. Il legislatore che si fa costituente è chiamato a cimentarsi in un’impresa ardua: elevarsi, librarsi al di sopra di tutto ciò che – per usare le parole del Leopardi – “dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Sollevarsi dunque idealmente tanto in alto da perdere di vista l’equilibrio politico dell’oggi, le convenienze, le discipline di partito, tutto ciò che sta nella realtà contingente, per tentare di scrutare quell’ “Infinito” nel quale devono collocarsi le Costituzioni. Solo da quest’altezza si potrà vedere come meglio garantire una convivenza libera e sicura ai cittadini di domani, anche in scenari ignoti e imprevedibili.

Dunque occorrono, non prove di forza o sperimentazioni temerarie, ma generosità, lungimiranza, grande cultura costituzionale e rispetto scrupoloso del principio di precauzione. Non dubito delle buone intenzioni dell’amica Elisabetta Casellati, alla quale posso solo esprimere gratitudine per la vicinanza che mi ha sempre dimostrato. Poiché però, a mio giudizio, il disegno di riforma costituzionale proposto dal governopresenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere.

Il tentativo di forzare un sistema di democrazia parlamentare introducendo l’elezione diretta del capo del governo, che è tipica dei sistemi presidenziali, comporta, a mio avviso, due rischi opposti.

Il primo è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del consiglio cementato dall’elezione diretta deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre un’abnorme lesione della rappresentatività del parlamento, ove si pretenda di creare a qualunque costo una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale.

La proposta governativa è tale da non scongiurare il primo rischio (penso a coalizioni eterogenee messe insieme pur di prevalere) e da esporci con altissima probabilità al secondo. Infatti, l’inedito inserimento in Costituzione della prescrizione di una legge elettorale che deve tassativamente garantire, sempre, mediante un premio, una maggioranza dei seggi a sostegno del capo del governo, fa sì che nessuna legge ordinaria potrà mai prevedere una soglia minima al di sotto della quale il premio non venga assegnato.

Paradossalmente, con una simile previsione la legge Acerbo del 1923 sarebbe risultata incostituzionale perché troppo democratica, visto che l’attribuzione del premio non scattava qualora nessuno avesse raggiunto la soglia del 25%. Trattando questa materia è inevitabile ricordare l’Avvocato Felice Besostri, scomparso all’inizio di quest’anno, che fece della difesa del diritto degli elettori di poter votare secondo Costituzione la battaglia della vita. Per ben due volte la Corte Costituzionale gli ha dato ragione, cassando prima il Porcellum e poi l’Italicum perché lesivi del principio dell’uguaglianza del voto, scolpito nell’art. 48 della Costituzione. E dunque, mi chiedo, come è possibile perseverare nell’errore, creando per la terza volta una legge elettorale destinata a produrre quella stessa “illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare” ?

Ulteriore motivo di allarme è provocato dal drastico declassamento che la riforma produce a danno del Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato infatti non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare.

E la preoccupazione aumenta per il fatto che anche la carica di Presidente della Repubblica può rientrare nel bottino che il partito o la coalizione che vince le elezioni politiche ottiene, in un colpo solo, grazie al premio di maggioranza.

Anzi, è addirittura verosimile che, in caso di scadenza del settennato posteriore alla competizione elettorale, le coalizioni possano essere indotte a presentare un ticket, con il n° 1 candidato a fare il capo del governo ed il n° 2 candidato a insediarsi al Quirinale, avendo la certezza matematica che – sia pure dopo il sesto scrutinio (stando all’emendamento del Sen. Borghi) – la maggioranza avrà i numeri per conquistare successivamente anche il Colle più alto. Ciò significa che il partito o la coalizione vincente – che come si è visto potrebbe essere espressione di una porzione anche assai ridotta dell’elettorato (nel caso in cui competessero tre o quattro coalizioni, come è già avvenuto in un recente passato) – sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il Presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento.

Nessun sistema presidenziale o semi-presidenziale consentirebbe una siffatta concentrazione del potere; anzi, l’autonomia del Parlamento in quei modelli è tutelata al massimo grado. Non è dunque possibile ravvisare nella deviazione dal programma elettorale della coalizione di governo – che proponeva il presidenzialismo – un gesto di buona volontà verso una più ampia condivisione. Al contrario, siamo di fronte ad uno stravolgimento ancora più profondo e che ci espone a pericoli ancora maggiori. Aggiungo che il motivo ispiratore di questa scelta avventurosa non è facilmente comprensibile, perché sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto “premierato”. Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan “scegliete voi il capo del governo!” Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate.

I Quesiti referendari


I quattro quesiti sono contenuti in un unico documento PDF scaricabile da QUI.

I quesiti sono di difficile lettura; per facilitarvi, alleghiamo anche i testi delle leggi elettorali in vigore per Camera e Senato, con evidenziate in colore le parti che verrebbero eliminate con la vittoria del SÌ  in ognuno dei quattro referendum.

Per la CAMERA

Per il SENATO

 

Quesito nr. 1

Abolizione del voto congiunto obbligatorio: consente di eleggere direttamente i candidati nei collegi uninominali che, quindi, non sarebbero imposti dalle segreterie di partito; oggi, infatti, il candidato uninominale è eletto grazie ai voti dati alle liste collegate. Inoltre, si abolisce la ripartizione sulle liste plurinominali del voto dato al solo candidato uninominale e viceversa. Oggi, il voto non è libero, non è diretto e non è uguale.

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2024-04-24&atto.codiceRedazionale=24A02178&elenco30giorni=false

Quesito nr. 2

Abolizione delle soglie di sbarramento: per ridurre la dispersione di voti e garantire maggiore pluralismo; alle ultime elezioni, circa 4 milioni di voti validi non hanno partecipato alla ripartizione dei seggi.

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2024-04-24&atto.codiceRedazionale=24A02179&elenco30giorni=false

Quesito nr. 3

Abolizione di ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati: tutte le liste saranno alla partenza in condizione di parità nella competizione elettorale; l'ingiusto privilegio concesso sinora ai partiti già presenti in Parlamento mette in condizioni di svantaggio chi vorrebbe entrare in Parlamento.

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2024-04-24&atto.codiceRedazionale=24A02180&elenco30giorni=false

Quesito nr. 4

Abolizione delle pluricandidature: riduce il potere degli apparati di partito nel predeterminare la composizione del Parlamento e favorisce la presentazione di candidati che siano espressione del proprio collegio naturale.

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2024-04-24&atto.codiceRedazionale=24A02181&elenco30giorni=false


Composizione del Comitato Promotore del Referendum

 COMUNICATO STAMPA

COSTITUITO IL COMITATO REFERENDARIO CONTRO IL ROSATELUM

Roma, 18 aprile 2024

Si è costituito il 17 aprile, presso lo Studio Notarile Fanfani-Pellegrino di Roma, il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato, il cosiddetto Rosatellum.

Ne dà notizia l’ex senatore liberale Enzo Palumbo che, con Paolo Antonio Amadio e Sergio Bagnasco e in sinergia col compianto sen. Carlo Felice Besostri, ha curato la stesura dei quesiti referendari

Il comitato promotore è presieduto da Elisabetta Trenta, presidente d’onore è Giorgio Benvenuto, la vicepresidenza è affidata a Vincenzo Palumbo, Raffaele Bonanni, Sergio Bagnasco. La segreteria organizzativa è affidata a Riccardo Mastrolillo, Luigi Spanu e Thomas Agnoli. Il tesoriere è Pietro Morace.

Tra i numerosi componenti, Enzo Paolini, Marco Cappato, Nella Toscano, Paolo Antonio Amadio, Nicola Bono, Erminia Mazzoni, Mario Walter Mauro, Francesco Campanella, Mauro Vaiani, Matteo Emanuele Maino.

 

Martedì 23 aprile, alle ore 17:30, presso la sala stampa di Montecitorio, i promotori del referendum presenteranno agli organi d’informazione i quesiti referendari e la campagna per la raccolta delle firme.


L’ufficio Stampa del Comitato Referendario Per La Rappresentanza

Per info e contatti

info@iovoglioscegliere.it

3489044343

Si costituisce il Comitato referendario contro il "Rosatellum"


COMITATO REFERENDARIO PER LA RAPPRESENTANZA 

COMUNICATO STAMPA 


SI COSTITUISCE IL COMITATO REFERENDARIO CONTRO IL ROSATELLUM 

Roma, 17 aprile 2024

Si costituisce oggi, presso lo Studio Notarile Fanfani-Pellegrino di Roma, il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione parziale delle attuali leggi elettorali per la Camera e per il Senato, il cosiddetto Rosatellum

Ne dà notizia l’ex senatore liberale Enzo Palumbo che, con Paolo Antonio Amadio e Sergio Bagnasco e in sinergia col compianto sen. Carlo Felice Besostri, ha curato la stesura dei quesiti referendari.

Martedì 23 aprile, alle ore 17:30, presso la sala stampa di Montecitorio, i promotori del referendum presenteranno agli organi d’informazione i quesiti referendari e la campagna per la raccolta delle firme. 


L’ufficio Stampa del Comitato Referendario Per La Rappresentanza

Perché OGGI un referendum sulla legge elettorale

Articolo in pdf scaricabile da QUI

Perché OGGI un referendum sulla legge elettorale

L’attuale legge elettorale, nota con il nomignolo Rosatellum, dal nome del suo ideatore, Ettore Rosato, è stata approvata nel 2017.

Il Parlamento che approvò il Rosatellum, con ben 8 voti di fiducia, fu l’ultimo dei tre parlamenti eletti con il cosiddetto Porcellum, che la Corte Costituzionale ha giudicato incostituzionale in più punti. 


Sin dal 2017 iniziarono i tentativi di ottenere un giudizio d’incostituzionalità sulla nuova legge elettorale.

Per un referendum abrogativo del “Rosatellum”

con preghiera di diffondere fra tutti e tutte coloro che potrebbero darci una mano


Qualunque sia l’esito della riforma costituzionale promossa dal governo Meloni (riforma che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio a cui sarebbe garantita la maggioranza assoluta del parlamento) è necessario che il prossimo parlamento sia eletto con una legge elettorale che non replichi gli aspetti incostituzionali presenti nella legge attuale.

Purtroppo, a causa dell'inerzia parlamentare, avere una nuova legge elettorale, conforme ai principi costituzionali, è possibile solo con referendum abrogativo.

Non resta, quindi, che utilizzare lo strumento del referendum abrogativo per cancellare dal "Rosatellum" gli elementi incostituzionali che impediscono l’esercizio di un voto libero, personale, diretto.

In questo modo,

  • nel caso la riforma costituzionale dovesse essere approvata definitivamente, si potranno mettere dei "paletti" per una nuova legge elettorale che non replichi gli attuali vizi d'incostituzionalità;

  • nell'auspicato caso che la riforma costituzionale sia respinta, ci garantiremmo la possibilità di non tornare a votare col Rosatellum.

I quesiti referendari sono ormai in dirittura d’arrivo e vogliamo che le firme siano raccolte entro l’estate affinché il referendum si possa svolgere entro la primavera 2025.

A tal fine, dobbiamo in breve tempo costituire tanti comitati locali per organizzare le necessarie attività.

Pertanto, invitiamo chiunque voglia collaborare a partecipare alla prossima delle riunioni che teniamo ogni lunedì alle 18:00, collegandosi al seguente link:


https://us06web.zoom.us/j/81868320780?pwd=kak3Pb8fdTgdon2BZpF8qyUiBsGLu5.1

ID riunione: 818 6832 0780
Codice d’accesso: CDC


Cortesemente, per ragioni tecniche, annunciate la vostra partecipazione.

Alleghiamo un breve documento politico che spiega le ragioni del referendum per modificare la vigente legge elettorale. Il documento si può scaricare in pdf da QUI.

Con l'augurio di poterne discutere presto insieme, inviamo i più cordiali saluti



Per la Rappresentanza <perlarappresentanza@gmail.com>

https://coordinamentoperlarappresentanza.blogspot.com/


Comitato per la rappresentanza e contro il rosatellum
in continuità e ricordo di Felice Carlo Besostri 

Un Referendum per cambiare la legge elettorale e restituire centralità e rappresentatività al Parlamento

Questo testo si può scaricare in pdf da QUI


Scelte politiche che arrivano da lontano sono ormai sfuggite di mano alle maggiori forze politiche parlamentari col risultato che la spasmodica ricerca della stabilità di governo ha condotto alla fine della rappresentatività del Parlamento e con essa è stata azzerata la democrazia rappresentativa.

Non possiamo restare inerti! Possiamo ancora fermarci e imboccare la via maestra, indicata dalla Costituzione nata dall’Antifascismo e dalla Resistenza, che impone il dovere inderogabile della solidarietà politica, economica e sociale, all’interno di una democrazia rappresentativa basata sulla centralità del Parlamento.


Dagli inizi degli anni novanta del secolo scorso il mondo politico ha scelto di sacrificare la rappresentatività del Parlamento per inseguire la cosiddetta “governabilità”. Il sacrificio della rappresentatività del Parlamento è giunto a un tale livello d’irragionevolezza da essere sanzionato dalla Corte costituzionale. L’attuale sistema elettorale, noto come rosatellum, replica aspetti d’incostituzionalità del famigerato porcellum! In breve, per riprendere le parole della Corte costituzionale (sentenza n.1/2014), alla totalità degli eletti manca il sostegno diretto degli elettori perché i partiti si sono sostituiti agli elettori nella scelta di coloro che dovrebbero rappresentare gli elettori.

Il ricordo di Felice Besostri della figlia Nathalie

 Questo saluto a Felice Besostri, mio padre, non può che iniziare con il ringraziamento a tutti i presenti oggi, oltre a coloro che hanno avuto la possibilità e la volontà di stargli accanto in queste ultime e difficili settimane: siete tutti parte del tessuto che ha costituito i suoi giorni, ed è bello pensare che in ciascuno vi sia una traccia del contatto con lui, sicché invece di morire, si moltiplica nella pluralità di punti di vista ed esperienze.

 


Felice Besostri è ancora con noi

Il 5 gennaio di quest’anno l’avvocato costituzionalista Felice Besostri ci ha lasciati. I suoi funerali (laici) si sono svolti sabato 13 gennaio, alle ore 14.45, presso le Onoranze Funebri TURATI, a Milano. 



E’ una perdita incolmabile. Grazie al suo tenace lavoro politico e giuridico, prima il famigerato "Porcellum", poi il pessimo “Italicum” arrivarono al giudizio della Corte Costituzionale ricevendo sonore bocciature.  Il suo contributo al lavoro del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale è stato prezioso, partecipando a tutte le campagne, a cominciare da quella che portò alla vittoria nel referendum popolare del 2016 contro lo stravolgimento della Costituzione voluto da Renzi. 

Presentazione di ricorsi alle Giunte per le elezioni delle Camere

In questa fase della nostra azione, noi facciamo pervenire alle Giunte per le Elezioni di Camera e Senato non più semplici reclami, ma veri e propri *ricorsi* contro la convalida della proclamazione di uno, o più, o anche tutti, i candidati proclamati eletti *nelle circoscrizioni in cui ognuno e ognuna di noi ha votato*.

Siete ancora in tempo a presentare il reclamo!

Non avete presentato il reclamo che abbiamo proposto nella giornata del 25 settembre 2022?

1) perché avete votato dall'estero per corrispondenza?

2) perché l'avete saputo solo dopo?

Potete farlo via posta. Avete tempo fino al 15 ottobre.

Ne sono stati presentati MIGLIAIA, ma più sono e meglio è.

Il 25 settembre tutti e tutte al seggio a presentare un reclamo!

 

PROTESTA CONTRO IL “ROSATELLUM”

PER UNA LEGGE ELETTORALE RISPETTOSA DELLA COSTITUZIONE!


Il 25 settembre andremo a votare con il cosiddetto “Rosatellum”, una legge elettorale che consideriamo per alcuni aspetti incostituzionale perché:

  • impedisce di scegliere i propri candidati a causa delle liste bloccate;

  • impedisce il voto disgiunto, per cui chi vota una lista bloccata di partito vota obbligatoriamente anche il candidato uninominale collegato che potrebbe non essere gradito o, nel caso delle coalizioni, potrebbe appartenere a un partito che non vorremmo rafforzare; invece, chi vota solo il candidato uninominale, automaticamente vota anche tutte le liste a esso collegato;

  • privilegia alcune minoranze linguistiche discriminandone altre;

  • discrimina i territori rendendo diseguale l’effetto del voto, il voto espresso in Calabria vale quasi la metà del voto espresso in Trentino-Alto Adige.

Elezioni politiche 2022 - il testo del reclamo


Il testo in formato stampabile si trova QUI 


reclamo e protesta

ai sensi degli artt. 74 e 87 T.U. Elezione Camera deputati, tutelato dall’art. 104, c. 5 del DPR 361/1957,

applicabile anche al Senato della Repubblica ex art. 27, d.lgs n. 533/1993

Elezioni politiche 2022 - come presentare il reclamo

Le istruzioni in formato stampabile si trovano QUI


ISTRUZIONI PER LA PRESENTAZIONE DEL RECLAMO


  • Stampa DUE COPIE (una per la Camera ed una per il Senato) della protesta/reclamo che trovi all'indirizzo web http://www.terra32.it/rappresentanza/reclamoElezioni2022.pdf

  • se lo desideri, nella casella “ulteriori ed eventuali ragioni di reclamo” aggiungi quello che ritieni opportuno, altrimenti barra la casella;

  • completale con i tuoi dati e firmale entrambe;

  • portale al seggio elettorale con la tua tessera elettorale, un documento valido e il tuo Codice Fiscale.


Il testo del ricorso contro il Rosatellum

Il testo in formato stampabile si trova QUI

Gli allegati si trovano QUI 


TRIBUNALE CIVILE DI TRIESTE

Ricorso ex art. 702 bis c.p.c.

per tutela di diritto costituzionale fondamentale

Ricorrono

I Signori


[Nomi, cognomi, dati anagrafici di 9 elettori ed elettrici del Comune di Trieste - omissis]


rappresentati e difesi nel presente giudizio dagli avv.ti Felice C. BESOSTRI del Foro di Milano e Giovanni Ventura del Foro di Trieste, presso il quale è eletto speciale domicilio per la ricezione di ogni atto, notifica e/o comunicazione relativi al presente giudizio, come da procura speciale rilasciata ex art. 83 c.p.c. ed allegata alla busta di deposito del presente atto, i quali dichiarano di voler ricevere tutte le comunicazioni di cancelleria agli indirizzi di PEC [omissis] e o al numero di fax [omissis],

ricorrenti

CONTRO

Perché un ricorso contro la legge elettorale

La legge elettorale non aiuta ad arrivare a fine mese o a ottenere una rapida prestazione sanitaria, ma la legge elettorale stabilisce le regole per rinnovare il Parlamento dove si decide sulla qualità della nostra vita. Pertanto, affermare “non m’interessa la legge elettorale” significa non curare i propri interessi perché dalla legge elettorale dipende tutto ciò che scandisce la nostra vita.


Nel 2017 è stata approvata una nuova legge elettorale, nota come Rosatellum, che, come le precedenti (Porcellum 2014 e Italicum 2017) già bocciate in più punti dalla Corte Costituzionale, impedisce la piena libertà di voto, calpesta il diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti e compromette la rappresentatività del Parlamento, ancor più oggi dopo il taglio dei parlamentari. 

Percorsi di lettura

Rosatellum: antefatto e status quo - di Sergio Bagnasco

 

 - Perché il Rosatellum

illustra il motivo per cui si è resa necessaria una nuova legge elettorale dopo il referendum del 2016 sulla riforma Boschi-Renzi

  - Come funziona il Rosatellum

spiega i meccanismi della vigente legge elettorale mettendo in risalto gli aspetti critici

  - Cosa succederebbe se si votasse con il Rosatellum

 illustra le conseguenze in termini di perdita di rappresentatività del Parlamento se si votasse nuovamente con il Rosatellum dopo il taglio dei parlamentari

  - Il mito della stabilità di governo

 spiega che anche il Rosatellum è figlio della pretesa ormai trentennale di inseguire la stabilità di governo attraverso la legge elettorale (è un punto cruciale perché questo assunto è stato in modo apodittico fatto proprio dalla Corte costituzionale ed è alla base dei ragionamenti poco convincenti sviluppati dalla Corte con le sentenze 1/2014 e 35/2017)

 

Come si è arrivati alla Corte Costituzionale, e le risultanze degli interventi giurisdizionali

- di Sergio Bagnasco


 - I ricorsi contro la legge elettorale

introduce il tema onnipresente da 15 anni che vede le diverse leggi elettorali al centro di una complessa vicenda giudiziaria (singolare che un tema squisitamente politico diventi un tema giudiziario; un unicum in tutto il mondo democratico)

 - Entra la Corte

il tema elettorale giunge finalmente al giudizio della Corte e si illustra il difficile rapporto tra la Corte e il Potere legislativo, con le conseguenze che ne derivano

 - Le Coalizioni 

 - La soglia di sbarramento 

 - Il Premio 

 - Il Ballottaggio 

 - La Preferenza 

 - Le candidature multiple

sono i diversi aspetti che emergono dalle sentenze della Corte; ogni aspetto è affrontato in modo unitario per dare il quadro della situazione in cui ci troviamo

 - Cosa resta dopo decenni di ricerca della stabilità attraverso la legge elettorale? 

sorta di conclusione: dopo un iperattivismo legislativo, sul piano politico siamo al punto di partenza, ma con una serie di paletti piantati dalla Corte che rendono oggi la vicenda elettorale molto più preoccupante di quanto lo fosse nel 1993. Oggi, siamo molto vicini a una nuova legge Acerbo, vale a dire a un nuovo suicidio del Parlamento come quello che rese possibile nel 1923 una svolta totalitaria nel rispetto formale delle garanzie statutarie.

 

 

 


Perché il Rosatellum

 

Nel 2016, dopo la bocciatura della riforma costituzionale Boschi-Renzi e le dimissioni del governo, in tanti chiedevano le elezioni anticipate.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, affidò invece a Paolo Gentiloni l’incarico di formare un nuovo governo spiegando che non era possibile andare a elezioni anticipate perché avevamo “per la Camera, una legge fortemente maggioritaria e, per il Senato, una legge del tutto proporzionale”. 

Peccato non abbia rilevato questa evidenza quando promulgò la legge, essendo un rischio implicito nell’approvazione e nella promulgazione della legge elettorale nota come Italicum. Questa nuova legge, infatti, riguardava la sola Camera dei deputati e aveva la sua ragione di esistere nell’ipotesi fosse stata approvata definitivamente la riforma costituzionale Boschi-Renzi che escludeva il Senato dal vincolo fiduciario col Governo e lo rendeva a elezione indiretta.

La Corte costituzionale aveva, infatti, affermato che una ragionevole alterazione della rappresentanza è accettabile solo se favorisce la stabilità di governo e maggioranze omogenee tra le due camere. Nulla di ciò è possibile se abbiamo due camere elettive, di cui una alterata da un premio di maggioranza, con due leggi profondamente diverse ed entrambe legate da vincolo fiduciario con l’esecutivo.

Il governo Gentiloni chiese la fiducia alle camere affermando che avrebbe lasciato al Parlamento ogni decisione sulla legge elettorale.

Il Parlamento preferì non partire dalle leggi esistenti, vale a dire il Porcellum per il senato privato del premio di maggioranza e con l'aggiunta della preferenza o dall’Italicum privato del ballottaggio, e puntò a una nuova legge elettorale giungendo dopo lunghi mesi di proposte all’approvazione mediante ripetuti voti di fiducia (meno male che il governo doveva starne fuori) a una legge elettorale mista passata alla storia con il nomignolo di Rosatellum dal nome del principale ideatore Ettore Rosato.

Così, il Parlamento, eletto nel 2013 con il Porcellum, dopo aver approvato l’Italicum – mai utilizzato – ha approvato nel 2017 una nuova legge elettorale, il Rosatellum, da tutti considerata transitoria e quindi come da tradizione ancora in vita.

Come funziona il Rosatellum

Il Rosatellum (legge n. 165/2017) è stato utilizzato per prima volta (e noi lavoriamo perché sia anche l’ultima) alle elezioni del 2018. Questa legge è stata poi modificata con legge n. 51/2019 per rendere la legge elettorale idonea a qualsiasi numero di parlamentari.

Il sistema elettorale vigente consiste in una legge elettorale mista, per 3/8 con collegi uninominali e 5/8 proporzionali; con listini bloccati (non è possibile esprimere una preferenza) e senza voto disgiunto tra lista proporzionale e collegio uninominale (in cui si aggiudica il seggio chi prende più voti).

Concorrono alla ripartizione dei seggi solo le liste che superano a livello nazionale il 3%. Le coalizioni devono superare il 10% a condizione che almeno una delle liste coalizzate abbia superato il 3%. Le liste che fanno parte di una coalizione e non raggiungono l’1% dei consensi non concorrono al superamento della soglia di coalizione.

Un candidato può presentarsi in un solo collegio uninominale e in 5 collegi plurinominali, con la conseguenza che potrà risultare eletto in più collegi, al punto che la legge prevede anche il caso che si esauriscano tutti i candidati in un collegio e si debba ricorrere a candidati di altri collegi per assegnare il seggio.

L’elettore dispone di una sola scheda elettorale e può porre un segno solo su un candidato uninominale, o solo su una lista proporzionale o su un candidato uninominale e su una lista proporzionale a esso collegata, pena l’annullamento del voto.

La conseguenza di questo impianto legislativo è la sistematica violazione della volontà dell’elettore.

Infatti, chi vota solo un candidato uninominale, vota anche le liste a esso collegate; chi vota solo una lista proporzionale, senza poter scegliere all’interno della lista, vota anche il candidato uninominale. Chi vota candidato uninominale e una lista plurinominale collegata, sa solo che concorre a eleggere il candidato uninominale ma non sa chi concorre a eleggere nella quota proporzionale.

Ogni voto, infatti, ai fini della ripartizione dei 5/8 dei seggi finisce in un totalizzatore nazionale, poi l’assegnazione alle liste sarà effettuata in base alla classifica nazionale. Ne consegue che un voto dato alla lista X a Brescia concorre a consentire alla lista il superamento della soglia di sbarramento e in caso positivo ad avere degli eletti che però potrebbero essere a Bari perché lì la lista X ha preso più voti.

La tesi delle liste corte e bloccate che garantirebbero la conoscibilità dei candidati e con essa la scelta, è con evidenza priva di qualsiasi pregio culturale perché bisognerebbe conoscere tutti i candidati d’Italia. In ogni caso, conoscere non significa scegliere e nemmeno apprezzare.

Per quanto esposto, risulta evidente che il voto NON E’ UGUALELIBERO, DIRETTO e PERSONALE, come richiesto dalla Costituzione (articoli 48, 56 e 58).

La ripartizione dei seggi avviene, infatti, verificando quali sono le coalizioni che hanno raggiunto il 10% e quindi assegnando a esse un numero di seggi corrispondente alla cifra elettorale; poi si ripete l’operazione con le liste non coalizzate che hanno raggiunto il 3%.

La conseguenza è che se una coalizione è composta dalle liste A – B – C – D – E dove A prende il 4% dei consensi, B e C ciascuna il 2,5%, D l’1,5% e infine E lo 0,8%, questa coalizione ha una cifra elettorale pari a 10,5% (ottenuta sommando i consensi di A, B, C e D, mentre E non partecipa perché è sotto l’1%) ma tutti i seggi andranno alla lista A in quanto è l’unica ad aver superato il 3%.

Chi ha votato un partito finisce contro la sua volontà a ingrassare un altro partito. Effetto palesemente incostituzionale e anche irragionevole dal momento che il Rosatellum non richiede che una coalizione abbia un programma comune e un capo politico unico. Le coalizioni elettorali non hanno alcun vincolo e ogni partito anche se coalizzato può fare le scelte politiche che preferisce.

La Lega, alleata con FI e FdI, sostenne il governo con il M5S mentre i suoi alleati elettorali restarono all’opposizione; adesso FdI è all’opposizione del governo Draghi mentre gli altri alleati sono al governo.

Questo meccanismo produce un sistematico slittamento del voto da un partito all’altro, da una lista proporzionale al candidato uninominale e viceversa, rendendo il voto diseguale e indiretto, in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione. Un partito coalizzato che prende gli stessi voti di un partito non coalizzato può così ottenere una quantità di seggi molto superiore a quella che gli spetterebbe in base alla propria cifra elettorale.

La mancanza del voto disgiunto tra candidato uninominale e lista proporzionale rende il voto non libero. Infatti, l’elettore che non gradisce il candidato uninominale può votare la sola lista proporzionale, ma il suo voto sarà conteggiato anche ai fini dell’elezione del candidato uninominale. Abbiamo quindi una sorta di consenso tacito a favore del candidato uninominale qualunque sia il voto espresso.

L’impossibilità di scegliere tra i candidati produce un Parlamento di nominati e priva l’elettore del proprio diritto di scelta dei propri rappresentanti.

La legge elettorale vigente è per queste ragioni in forte odore di incostituzionalità, soprattutto per la mancanza del voto disgiunto tra candidato uninominale e listino proporzionale e per l’impossibilità di esprimere una preferenza, cosicché sono gli organi di partito, attraverso le pluri-candidature e l’ordine di presentazione in lista, a decidere chi potrà accedere al seggio parlamentate e proprio per questo ancora una volta i cittadini stanno ricorrendo allo strumento del ricorso per ripristinare il proprio diritto di scegliere i propri rappresentanti.

  

Cosa succederebbe se si votasse adesso con l'attuale legge elettorale?

 

La riduzione dei parlamentari in combinazione con la vigente legge elettorale accentua la distorsione maggioritaria originaria del Rosatellum, comprimendo il pluralismo e la rappresentatività del Parlamento, massima espressione della sovranità popolare, in modo particolare al Senato.

Alle prossime elezioni andrebbero eletti 400 deputati e 200 senatori e con il sistema vigente avremmo che alla Camera del Deputati, tolti i deputati riservati alla circoscrizione estero (8) e tolto quello riservato alla Valle d’Aosta (1), rimarrebbero 391 deputati da distribuire tra uninominale e plurinominale nelle 27 circoscrizioni.

I deputati eletti nei collegi uninominali sarebbero 147; quelli eletti con il proporzionale 244.

La circoscrizione Piemonte 1, per esempio, avrebbe 15 deputati da eleggere; 9 con il proporzionale e 6 con il maggioritario.

Ne consegue che nel proporzionale la soglia naturale per avere un eletto sarebbe pari all’11,11%; sotto questa soglia occorre fare affidamento ai resti. Situazioni analoghe o peggiori si verificherebbero in tante altre circoscrizioni.

Al Senato, con 74 seggi uninominali su complessivi 200, la situazione sarebbe ancora più critica perché i seggi sono assegnati su base regionale e una regione come il Piemonte avrebbe solo 14 senatori da eleggere, di cui solo 9 con il proporzionale (soglia naturale 11,11%). 

Con questo sistema elettorale, la coalizione che in modo uniforme su tutto il territorio nazionale viaggia intorno al 40% può aggiudicarsi la maggioranza assoluta dei seggi e addirittura arrivare ben oltre il 60% dei seggi se i maggiori competitor non dovessero coalizzarsi.

Se si considera che nel nostro sistema chi ha la maggioranza assoluta del Parlamento controlla l'esecutivo, può esprimere il Presidente della Repubblica, può riscrivere i regolamenti parlamentari riducendo i già labili spazi concessi alle opposizioni, può esercitare un forte controllo sulla Corte Costituzionale, può modificare la Costituzione senza la certezza di un referendum confermativo, che in ogni caso non si tiene se la revisione è approvata dai 2/3 del Parlamento ... sono evidenti i rischi per la democrazia parlamentare e le garanzie costituzionali.

Il mito della stabilità di governo

 Anche il Rosatellum è nato inseguendo il mito della stabilità di governo, sebbene la logica, la Costituzione e la storia dimostrino che la stabilità di governo non dipende dalla legge elettorale, che serve a trasformare i voti in seggi sulla base di un modello matematico, ma dal sistema istituzionale nel suo insieme.

Nel nostro sistema l’esecutivo deve avere la fiducia delle due camere, che per previsioni costituzionali hanno diversi elettorati e diversi metodi di assegnazione dei seggi; pertanto, la probabilità di avere maggioranze differenti tra le due camere o di non avere una maggioranza precostituita in una o entrambe le camere sono esiti che possiamo considerare inefficienti, ma pienamente conformi alla Costituzione e quindi eliminabili solo modificando la Costituzione. 

Inoltre, in un sistema in cui è sempre possibile in Parlamento formare una nuova maggioranza, è velleitario pensare che una legge elettorale possa produrreil governo scelto dagli elettori” senza una profonda riforma costituzionale.

Con il Mattarellum (legge elettorale mista per il 75% con collegi uninominali, approvata nel 1993), abbiamo votato nel 1994, 1996 e 2001, con il risultato di avere in 12 anni 3 legislature, 8 esecutivi e 5 diversi Presidenti del Consiglio.

Con il Porcellum approvato nel 2005 (legge elettorale proporzionale con premio del 55% dei seggi al primo classificato alle elezioni per la Camera e al Senato al primo classificato in ogni Regione) abbiamo votato nel 2006, 2008, 2013 con il risultato di avere in 12 anni 3 legislature, 6 esecutivi e 6 diversi presidenti del consiglio.

Con entrambe le leggi abbiamo avuto cambi di maggioranza, i famosi ribaltoni, forze politiche nate in Parlamento e mai votate dagli elettori, il trionfo del trasformismo e dei voltagabbana …

Adessso, con il Rosatellum, siamo già a 3 esecutivi con 2 diversi presidenti del consiglio, ma potremmo dire 3 presidenti perché il Conte 2 per metamorfosi non è lo stesso Conte che esaltava Trump e i decreti sicurezza …

Il risultato è sempre stato una profonda alterazione della rappresentatività del Parlamento senza ottenere alcuna stabilità di governo.

Il risultato è stato aver premiato le coalizioni che nel nostro sistema diventano invito alla frammentazione perché non c’è corrispondenza tra come le forze politiche si presentano alle elezioni e come si collocano in Parlamento.

Prendiamo la prima maggioranza nata dopo le elezioni del 2018: governo Conte sostenuto da M5S e Lega.

La Lega era in coalizione con Forza Italia e Fratelli d’Italia.  Grazie a questa coalizione La Lega ottenne la bellezza di 50 deputati e 21 senatori  eletti nel maggioritario. Elettori di FI e FdI votarono quei candidati leghisti per dare forza a un progetto politico di centro-destra, ma grazie a questi parlamentari leghisti eletti nei collegi uninominali la Lega ha potuto formare la maggioranza con il M5S.

In cosa consiste il valore positivo della coalizione se dopo il voto la coalizione non esiste più ma esistono i singoli gruppi parlamentari?

Che fine fa la volontà dell’elettore che ha votato un candidato di coalizione per dare forza a un progetto politico, se poi il suo voto serve una causa diversa da quella sostenuta dalla coalizione?

Nel nostro sistema, favorire la formazione di una coalizione significa alterare la rappresentatività del Parlamento senza rafforzare stabilità e governabilità.

Alle elezioni del 2013, il premio consentì al centrosinistra di avere la maggioranza alla Camera, ma non al Senato; nacque una maggioranza tra avversari con addirittura nuove forze politiche mai votate dagli elettori.

Nel 2013, la coalizione di centrosinistra, “Italia Bene Comune”, si sfaldò e SEL, che ne faceva parte, passò all’opposizione, ma la sua consistenza parlamentare aveva avuto un gran beneficio dal premio.

Le coalizioni e il premio hanno sempre prodotto una profonda alterazione dei rapporti di forza tra le diverse componenti politiche in Parlamento, senza ottenere alcuna stabilità di governo.

Inutile e dannoso inseguire la stabilità di governo con la legge elettorale senza alcuna coerenza con il sistema istituzionale che è pur sempre incentrato sul governo parlamentare.